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Arte della falsificazione, falsificazione dell'arte
Il problema dei falsi artistici ha tormentato storici, amatori e collezionisti di tutte le epoche. Affonda le sue radici nelle opere dei grandi del Rinascimento, laddove però non si trattava di mero esercizio di stile, bensì esercizio del “proprio” stile. Altra questione, se si considerano i falsari moderni, intenti nel mascherare il proprio, del tutto orientati a disorientare lo spettatore più o meno esperto e incoraggiati da avidi mercanti che lucrano sulla loro abilità nel riprodurre i capolavori del passato. Spettatore, falsario e mercante si trovano così in un vortice dal quale il primo tenta disperatamente di uscire, auspicando un ritorno all’autentico. Ma, in fondo, cos’è un’opera originale? Che cosa la distingue da una mera imitazione e in cosa differiscono le emozioni provate di fronte all’una o all’altra? Le mistificazioni, forse, non sono che l’esito di una capitolazione dell’arte, a opera di chi vorrebbe ridurla a semplice merce di scambio.
Frank Arnau (1894-1976), all’anagrafe Heinrich Schmitt, è stato uno scrittore e giornalista tedesco. Fermo oppositore della politica nazista, nel 1933 si è trasferito in Francia e poi in Brasile, dove è stato fino al 1955. Tornato in Germania, ha collaborato assiduamente con il periodico “Stern”. Arnau ha scritto più di un centinaio di opere, tra commedie, novelle, romanzi polizieschi e studi critici sulla società e sul sistema giudiziario. È stato per molti anni presidente della lega tedesca per i diritti umani.