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La città aggressiva
“In principio era la città” ed essa rappresentava il luogo minimo di convivenza sicura, di mutua assistenza e di scambio. Una città fatta di confini definiti, di regole e di tradizioni condivise dalla comunità. Poi la città è uscita dalle mura che la cingevano e ha iniziato ad allungare i suoi tentacoli verso nuove conurbazioni, inglobandole nel proprio tessuto e perdendo, tragicamente, la propria riconoscibilità. Questa è la città aggressiva di cui parla Toynbee prima di molti altri, risultato di uno studio rigoroso e di uno sguardo quasi veggente. E, sebbene l’avanzamento della città aggressiva sia ormai incontenibile, l’analisi di Toynbee sulle differenze e sulle somiglianze tra la città-mondo e le città che l’hanno preceduta, si rivela essenziale proprio perché può aiutarci a trovare il modo di imparare a viverci.
Arnold Joseph Toynbee (1889-1975), celebre esponente dello storicismo inglese, è stato professore di filologia classica a Oxford e di letteratura bizantina a Londra, poi direttore del Chatham House (Istituto di studi internazionali). Avverso alle concezioni eurocentriche, ha affrontato il problema della nascita, dello sviluppo e della crisi della civiltà nella sua opera maggiore, Storia comparata della civiltà (1934-54), un tentativo di abbracciare con metodo comparativo la storia universale. Tra le altre opere Civiltà al paragone (1948), L’eredità di Annibale (1965), Storia e religione (1956).